di Davide Petrini, professore di Diritto Penale UNITO

Ho partecipato a incontri, dove tant* cittadin* lamentano paura, bisogno di sicurezza.

L’amministrazione comunale non reprime i crimini; poche le competenze in materia di reati. Una Regione ha provato a istituire il “controllo di vicinato” (le ronde), ed è intervenuta la Corte costituzionale, per ribadire “la competenza esclusiva dello Stato in materia di ordine pubblico e sicurezza”.

Quindi, miglioriamo l’illuminazione in certe zone buie; poi, posizioniamo qualche telecamera in più?

Il programma di Torino Domani, alza il tiro: non promette ipocritamente di sconfiggere la paura con controlli e sorveglianza, ma interviene sulle cause del disagio, dell’abbandono scolastico, delle diseguaglianze, delle dipendenze, che sono alla radice della criminalità di strada. 

Nel programma non compare il termine “legalità” e solo due volte “sicurezza”, ma vi sfido a cercare quante volte c’è la parola “inclusione”. 

Un programma elettorale è anche una scommessa. Si può puntare sulle ronde, sulle telecamere… Torino Domani si gioca tutto su un altro tavolo: mediatori culturali, servizi per le donne straniere, scuola, microcredito, anagrafe delle dismissioni per la rinascita di spazi in disuso.

Non c’è pagina del Programma che non abbia come obiettivo di fondo una società più integrata, più inclusiva, e per questo davvero rispettosa della legalità.