Il nostro obiettivo? Connettere le due aree metropolitane in un flusso continuo di scambi, idee, innovazione per favorire lavoro, integrazione e opportunità.

C’è un dato reale, incontrovertibile: Torino, da anni, perde ogni mese 500 abitanti, Milano nello stesso periodo ne acquista 1.000 in più.

Torino Domani si è data questo nome per combattere l’immobilità e le paure che hanno ingabbiato la città.

Quale idea ha nei cassetti per la Torino di domani?
Intanto la sua azione non deve terminare con il voto del 3 e 4 ottobre ma deve vivere quella data come un inizio per affiancare e stimolare il cammino del candidato sindaco nel periodo 2021/2026.

Torino Domani infatti non e solo un raggruppamento politico ma è, piuttosto, un laboratorio permanente che, grazie agli eletti della propria lista, avrà un ruolo all’interno della macchina comunale ma, all’esterno, punterà un faro sui temi dell’innovazione economica, culturale e sociale.

Come?

Scandagliando le opportunità strategiche, attraendo idee, mettendole a confronto con altre, coinvolgendo e stimolando un dibattito continuo sul presente e sul futuro non solo del capoluogo subalpino ma della macro/area non ovest che ha come poli complementari le città di Torino e di Milano (e indubbiamente anche Genova, da cui ci separa la “Food Valley” piemontese, meta culturale e turistica oggi piuttosto indipendente da Torino).

Da tempo lavoriamo lungo assi tematici che riassumiamo qui di seguito.

I settori strategici sui quali impegnarsi maggiormente sono e saranno quindi:

  1. Lavoro/sviluppo: quali sono i settori strategici per lo sviluppo delle nostre città su cui possiamo puntare, in una prospettiva che travalichi i confini cittadini, per consentire una mobilitazione comune di risorse finalizzate alla creazione di opportunità di espansione economica e di creazione di posti di lavoro per i nostri cittadini? (nel campo delle infrastrutture, tecnologie, formazione, etc..).
  2. Cultura/turismo: come possono le nostre città lavorare insieme per la promozione dei poli fieristici del territorio, dello sviluppo del turismo internazionale e della valorizzazione delle rispettive aree di pregio, dellaqualità ambientale e paesaggistica (fiumi e UNESCO), fino alla ricerca di sinergie per l’organizzazione di eventi culturali e sportivi.
  3. Inclusione sociale: come possono le nostre città impegnarsi su un fronte comune (modelli e pratiche) per non lasciare indietro nessuno e per consentire l’accesso di tutte le fasce della popolazione alle opportunità create localmente?

Cosa serve, quindi?

Secondo noi serve in primo luogo uno sguardo nuovo, senza prevenzioni e una ferrea volontà che porti una mentalità nuova, a livello politico, e che lavori costantemente per sviluppare questa visione tra le due città.

E uno sguardo lungo rivolto soprattutto ai torinesi di domani: quelli che appartengono alla generazione Y (i nati tra il 1980 e il 1995) e alla generazione Z (i nati tra il 1995 e il 2012).

E allora ecco la prima sfida. Creiamo un osservatorio delle opportunità a lunga gittata, a breve e brevissima.

Qualcosa creato da menti fresche (gli studenti universitari delle due città, ad esempio, E soprattutto gli studenti stranieri).

Un laureando in ingegneria, di origine cinese, ci ha fornito la sintesi migliore per raccontare la Torino di oggi.

Quello studente rispondendo alla domanda quali pregi e quali difetti ha Torino ha risposto: “Il pregio di Torino e che è troppo vicina a Milano, e il difetto è che, in realtà, le è troppo lontano”

Un Think Tank con occhi giovani mixato ad esperienze di livello tra le due città

Ampliando un lavoro che si affianchi a quanto già avviato, creiamo un think tank composto da millennials e generazione “z” che analizzi cosa sta succedendo in ambito internazionale, che cerchi storie di successo, e trovi sinergie possibili tra Torino e Milano.

Uno strumento capace di “annusare” le tendenze (nel campo della moda questa attività si chiama “smelling”).

Un “laboratorio attivo” che guardi a Torino e a Milano senza pregiudizi e paure e proponga alleanze, riconversioni, ricostruzioni e sfide per donare al territorio (soprattutto a Torino) speranza e opportunità concrete.

Un luogo multilingue (italiano, inglese, russo, cinese) che, analogamente a quanto e stato fatto nella moda metta in vetrina le eccellenze economiche, culturali e sociali del nord-ovest italiano.

Non qualcosa esclusivamente con fini turistici, anche se fondamentali, ma qualcosa di strategico e valoriale che crea un’alleanza stabile tra Torino con la sua eleganza antica e la sua passione per inventare ciò che non c’è ancora (e sarebbe il momento di tornare a farlo sul serio) e Milano con il suo scintillio del design e nella moda.

Un’operazione che nasce per alimentare e produrre quella autostima che sarebbe essenziale investisse anche Torino.

L’idea è concepire l’asse geografico Torino-Milano non solo come linea retta ma come piattaforma di partenza anche per il nord e il sud del Piemonte e della Lombardia.

Una porta d’ingresso e rete di distribuzione di eccellenze rivolta a chi arriva in aereo da nord (Malpensa), da ovest (Caselle) e da est (Orio al Serio) affacciata sui laghi e sulle eccellenze agri-food del sud del Piemonte.

Ma anche una porta d’ingresso al business (nel campo dell’economia e della finanza), alle competenze (professioni, settore sanità e qualità della vita), e (importantissimo) area d’accesso al campo dell’Alta Formazione (università e centri di ricerca), di quella media (ITS e area Stem) e “Bassa” (presa in carico e riconversione degli “sconfitti” dal mondo 4.0). 

L’asse Torino-Milano concepito, quindi, come un unicum che ignora i confini politici e geografici.

Ma è la politica che deve convincersene e convincere chi lungo quell’asse ci vive: questo è il nostro impegno.

Torino Domani deve farsi carico di questa visione lunga se vuole avere un ruolo nell’evoluzione di Torino nei prossimi cinque anni.

Un tempo Milano spaventava (e spaventa ancora) i conservatori torinesi.

Torino Domani avrà il coraggio di dire in questi ultimi giorni di campagna elettorale che questo è un lusso che non possiamo più permetterci.

D’altra parte esistono già solidi motivi di collaborazione come ha evidenziato benissimo Paolo Verri che ha messo in fila le vittorie e sconfitte recenti e, soprattutto, ha messo in fila le opportunità.

Torino Domani deve trovarne altre e ingegnerizzarle.